Il Web come l'Isola che non c'è, ovvero le Reti della Libertà

Due dei Diritti Inviolabili dell'Uomo sono la libertà di pensiero e la libertà di espressione. Questi diritti sono riconosciuti dalle moderne democrazie e sembrano quasi qualcosa di ovvio.

Libertà di espressione e di pensiero su Internet
Immagine tratta da NewBeast.gr

Due dei Diritti Inviolabili dell'Uomo sono la libertà di pensiero e la libertà di espressione. Questi diritti sono riconosciuti dalle moderne democrazie e sembrano quasi qualcosa di ovvio. Nella pratica, però, come si traducono? Sono libertà assolute o hanno dei limiti? Quali strumenti coinvolgono? È interessante osservare che è una questione rimasta sempre aperta e discussa ogni volta che si afferma un nuovo strumento di comunicazione: in principio erano i codici scritti a mano, poi i libri, i giornali, la radio, la televisione e infine Internet.

"Chi pensa è immortale, chi non pensa muore"

La censura, contro la libertà d'espressione
Immagine tratta da CiaoBlog.it

Così scrive Ibn-Rûshd. Il filosofo medievale considera l'Intelletto immortale, quindi chi pensa è anch'esso tale. Pensare in modo autonomo e indipendente è il primo passo per esercitare i propri diritti e le proprie libertà. Con l'avvento di Internet e del Web, ancor più che dopo le invenzioni precedenti, il libero pensiero non è proprio così scontato. Con il Web abbiamo accesso quotidianamente a quanto pubblicato e condiviso dal 'popolo della Rete'. Questo fa sorgere un problema: come considerare questa infinita quantità di informazioni?

L'utilizzo di Internet deve essere intelligente e ragionato, altrimenti si è facilmente vittime di manipolazioni e condizionamenti. Se da un lato il Web permette di ampliare il proprio bagaglio culturale e produrre un proprio pensiero, dall'altro può essere utilizzato per veicolare le idee dell'opinione pubblica, come accade in questi ultimi tempi sul tema politico. La veridicità delle informazioni deve essere sempre accertata, congiuntamente all'affidabilità delle fonti. Una notizia letta sul sito web del Corriere della Sera è, sicuramente, più affidabile di un messaggio che circola di condivisione in condivisione su Facebook, su profili di gente sconosciuta.

"Non sono d'accordo con quello che dici, ma darei la vita perché tu lo possa dire". Questo aforisma è attributo a Voltaire quasi ovunque sul Web, ma in realtà Voltaire non ha mai detto né scritto una cosa simile! È un esempio di come Internet possa essere un mezzo per diffondere dati e informazioni non veri, quindi bisogna fare attenzione! In un prossimo articolo verrà proprio affrontato questo tema. La fruizione passiva dei contenuti diffusi in rete costituisce la morte della Ragione.

Web: il Paese dei Balocchi

Strettamente connessa alla libertà di pensiero è la libertà di manifestare ed esprimere le proprie idee. Chiunque abbia accesso ad Internet può esprimere le proprie idee, che sia su un blog, un social network o una testata giornalistica nazionale. Internet, però, non è indispensabile. Anche quando parliamo con un amico stiamo esercitando un nostro diritto. Parliamo di uno stesso diritto, ma le modalità hanno sostanziali differenze.

Parlando pubblicamente con un interlocutore, consideriamo in modo attento tutto ciò che diciamo, perché abbiamo la consapevolezza di essere responsabili delle nostre azioni. Su Internet, invece, sembra quasi che tutto sia permesso: minacce, violenze, razzismo, insulti, pedofilia, cose che difficilmente avvengono nella vita reale senza considerare le conseguenze delle proprie azioni. Ma anche il Web è ormai vita reale, e allora?

Ogni volta che si accenna all'applicazione di leggi anche sul Web o all'intervento di una qualche autorità, si grida subito alla censura, alla proibizione di un diritto. Ma è veramente così? Questo argomento, che sembra quasi un tabù, è sotto i riflettori in questi giorni, sollevato dal Presidente della Camera dei Deputati: Laura Boldrini. Come riporta l'articolo di Concita De Gregorio su Repubblica, pubblicato ieri, la Boldrini ha posto questo problema ai Deputati.

"So bene che la questione del controllo del web è delicatissima. Non per questo non dobbiamo porcela", ha affermato il Presidente della Camera. "Mi domando se sia giusto che una minaccia di morte che avviene in forma diretta, o attraverso una scritta sul muro, sia considerata in modo diverso dalla stessa minaccia via web. Me lo domando, chiedo che si apra una discussione serena e seria." La Boldrini, infatti, è stata vittima di minacce di morte di ogni tipo, di insulti e di violenze, tutte online.

È evidente, quindi, che bisogna porsi il problema. Questo non significa censurare il Web o violare un diritto, ma far rispettare le leggi dello Stato italiano anche sul Web. Sembra una cosa scontata, eppure non tutti sono d'accordo. Bisogna assumersi le proprie responsabilità per le azioni commesse, sia nel mondo fisico che in quello virtuale.

Continua la Boldrini: "Se il web è vita reale, e lo è, se produce effetti reali, e li produce, allora non possiamo più considerare meno rilevante quel che accade in Rete rispetto a quel che succede per strada." Questo vale sia per gli aspetti negativi che per quelli positivi del Web. Ad esempio, nelle ultime elezioni politiche, i partiti hanno sottovalutato il Movimento Cinque Stelle, che è nato e cresciuto sul Web, con esiti distruttivi.

Quando si affronta l'argomento della libertà d'espressione sul Web, si dimentica spesso il concetto di libertà in sé e per sé, che ritengo importante nell'analisi di questo tema. Nella sua trattazione 'Sulla Questione Ebraica', affronta questo tema Karl Marx che, in riferimento a quanto enunciato nella Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo del 1791, scrive: "La libertà è [...] il diritto di fare ed esercitare tutto ciò che non nuoce ad altri. Il confine entro il quale ciascuno può muoversi senza nocumento altrui è stabilito per mezzo della legge, come il limite tra due campi è stabilito per mezzo di un cippo". Perché questo non dovrebbe valere anche sul Web?

Aggiornamento (15/05/2013)

Oggi ho iniziato a leggere il saggio "Il Web ci rende liberi?", scritto da Gianni Riotta, e ho scoperto che il Web era già stato paragonato al Paese dei Balocchi. Nicholas Carr, sulla rivista americana "The Atlantic", ha scritto come "il Web sia il Paese dei Balocchi e noi Pinocchi e Lucignoli pronti a trasformarci in asinelli" (tratto dal capitolo 1 del saggio di Riotta).

Scritto per: La Libertà nel Digitale